27 settembre 2008

Dovuta parentesi per Denis e Riccardo


Dietro di noi Uluru. Eravamo solo noi tre e il simbolo degli aborigeni.

Uso il mio blog come mezzo per augurare un grosso in bocca al lupo a due delle persone che piu hanno segnato il mio viaggio in Australia: Riccardo e Denis.
Si sono ritrovati da pochi giorni in quell afosa capitale della Thailandia, Bangkok.
Chissa’ se questa volta l incontro è stato abbastanza trionfale come quello di Cairns dove Richi si era travestito da artista parigino oppure è stato un normale incontro dove tutte e due le figure sono riconoscibili, certo forse qlc cambiamento cè stato: Denis dopo la breve permanenza in Italia sara’ sicuramente piu curato, anche se veramente lo è sempre stato, e con un “bulbo” perfetto dopo maschere rivitalizzanti e trattamenti esclusivi firmati Tony & Guy e chissa’ se Richi, rimasto sempre e comunque, on the road ha acquisito qualche stile innovativo, piu ricercato o altro, anche solo la forma delle basette puo diventare un oggetto curioso.
Insomma chissa’ com’è stato.
E soprattutto chissa come Riccardo ha incassato il duro colpo, cioè dover ammettere che Denis in fatto di organizzazione l'ha superato nettamente con l'invenzione del “pannello solare” da zainetto, direi oggetto utilissimo che verra sicuramente comodo in Asia visto che ci si puo trovare a trascorrere spesso nottate in villaggi senza corrente o con la stessa limitata ad una paio di ore serali e poi si accende una candela, come saranno romantiche le loro serate in questi posti sperduti.
Ma mi chiedevo anche, domanda che proietto sul suo imminente futuro, come fara il nostro gia’ provato , da avventure e disavventure, Riccardo a far fronte ad eventuali anzi direi piu che possibili SICURI smarrimenti e/o furti di accendini, resistera’ all ira che sopprime da mesi e mesi ogni volta in queste circostanze misteriose oppure se si vendichera’ che mezzo usera’ stavolta?
Da dove prendera’ la forza di resistere e sopportare?
L’avvicinamento al buddismo e la quindi costante ricerca di equilibrio, di meditazione, di conoscenza del proprio IO, lo aiutera’ a superare tali prove di pazienza? Staremo a vedere.

Ma passiamo al nostro Denis che carico d animo ma non di bagali è ripartito per la seconda volta lasciando lo sgomento lungo le vie della chic localita’ di Medicina. Con un inglese accantonato ormai da mesi, del resto a cosa ti serve l inglese nelle discoteche, locali e feste private piu in della riviera romagnola?, ha rindossato lo zainetto tipo Fiji holiday e via di nuovo. Via con quel vento che per la seconda volta tira verso est… verso mondi sconosciuti inizialmente e piu familiari in seguito. Ma non è che sta volta sei partito portando con te gilè e carrellino da popolano?

Insomma ragazzi, per tutto quello che vivrete che sia in Asia, in NZ, in Aussie, Sud Africa e in qualsiasi altro luogo del mondo, conoscendovi piu nascosto meglio è, io vi auguro un enormissimo IN BOCCA AL LUPO… giro a Denis quello che aveva detto a me, che stavolta sia tu anzi voi ad avere il vento sempre in poppa.
Che le comete australi porta fortuna vi seguano e illuminino il cielo da qualsiasi parte del mondo voi lo stiate ammirando e che segni evidenti di quello che ci ha legato e di quello che è stato non vadano perduti ne rimpiazzati.
Vi seguo, col pensiero.
Con affetto e nostalgia, Vali

16 settembre 2008

Chiang Mai

Liberta', questo è il significato della parola Thailandia.
Dire che la vera Thai è solo al nord e' quasi come affermare di aver scoperto l'acqua calda. Me l'avevano detto e lo confermo.
Non sono di certo il turismo e gli stranieri intenti a spendere soldi trovati al sud che mi ricordero' ma i villaggi e la poverta' del nord, entrare in un ristorante e cercare di dialogare con il cameriere che non parla una parola di inglese, la gente sorridente del nord totalmente differente dai thailandesi rompicoglioni del sud... realta' completamente opposte.
E la religione. Al nord si sente veramente forte, e noi ne abbiamo approfittato cercando di entrarci e capire.
Il buddismo.
E' piu' un attitudine filosofica che una religione. E' uno stile di vita. E' un abbandonarsi al sacrificio e alla meditazione, contatto diretto con il Budda. Non ci sono personaggi superiori, ogniuno è il sacerdote di se stesso.
Dire che è affascinante è veramente troppo poco.
I ragazzi thailandesi si fanno generalmente monaci almeno una volta nella vita, solitamente al venticinquesimo anno di vita considerato sfortunato e quindi con l'aiuto della meditazione si spera di superare quest annata particolare. Le giornate dei monaci sono molto dure, divise tra momenti di meditazione e la cura del tempio. E anche i sacrifici sono diversi, ad esempio nei confronti delle donne. Vietato toccarle, e sarebbe vietato addirittura parlarci.
La veste del monaco color arancione/ocra. Questo colore deriva dal sangue dei loro morti che restava sulle vesti bianchi con cui venivano avvolti. Anche dopo molti lavaggi non si cancellava, si affievoliva ma non si cancellava mai. Questo significa per i buddisti un qualcosa di indelebile, di incancellabile, di duraturo com'è la religione per loro. Rimane per sempre.
La forte superstizione.
Ci ervamo accorte che molte persone avevano l'unghia del dito mignolo molto molto lunga. Questo perche' è segno di fortuna avere il dito mignolo che supera l'ultima piega dell'anulare, e chi non ce l'ha si fa crescere l'unghia fino a superarla.
Tutti i thailandesi in macchina portano attaccato allo specchietto retrovisore una corona di fiori, anche questa porta fortuna e va cambiata regolarmente non appena i fiori appassiscono.
Nel nord della thailandia abbiamo potuto apprendere un sacco di cose che entrano nella quotidianita' dei locali.



Chinag Mai. Un grande paesino.
Siamo state molto fortunate a capitare li durante una speciale festa, dove tutti i locali portano fiori e svolgono rituali nei numerosi templi. Tantissime bancarelle ai lati delle strade vendevano cibi come noodle, frutta e scarafaggi. Non ho avuto il coraggio di assaggiare neanche la piu piccola larva ma per loro è uno sfiziosissimo snack che consumano davanti alla televisione al posto delle patatine e pop corn.



E fortunatissime anche ad incontrare Tom, nativo di un paesino vicino Chiang Rai, la nostra guida capace di soddisfare qualsiasi capriccio di cinque viziate ragazze europee e rispondere alle loro mille domande. Capace di sopportarci senza batter ciglio ci ha scarrozzate in giro per Chiang Mai e dintorni, templi meravigliosi, fabbriche rudimentali di ombrellini, seta e argento, mercatini di ogni genere e elefanti, scimmie e tigri purtroppo tutti ammaestrati come macchine.



Bo Sang & San Kamphaeng. The umbrella village.



Pasang.


Particolare ed emozionante incontro è stato con le donne dal collo lungo. The long neck.
La loro religione è il cristianesimo ma ci sono due gruppi differenti: quelle che credono agli spiriti e di conseguenza portano gli anelli e quelle che non ci credono.
Vivono entrambe in villaggi sperduti sulle montagne, si cibano di quello che la terra offre e vivono in maniera molto semplice, vestendo coloratissimi abiti tradizionali.
Gli anelli di bronzo che portano dall'eta' di 5 anni arrivano a pesare piu' di 15kg sono la protezione contro la tigre. Durante il giorno rimangono a casa sole perche' gli uomini vanno a caccia e alla ricerca di cibo. Quindi indossano questi anelli, che in realta' e' un tutt'uno nei punti dove il morso della tigre sarebbe letale, sul collo ma anche sotto le ginocchia.
Tolgono la loro pesante collana almeno una volta all'anno per lavarla, bruciandola con il fuoco per disinfettarla e la lucidano invece ogni giorno con cura. Sono donne molto belle, alcune proprio bellissime.


A baby long neck and the village.


Elephants.


A tiger.


Una sera siamo state in un tempio sulla montagna alle spalle di Chiang Mai. Dopo una lunga scalinata per raggiungerlo siamo arrivate in cima. C'era un tramonto nascosto da foschia e nuvole ma il luogo e' indimenticabile.
Il tempio era meraviglioso. Veramente bellissimo. Al centro una piccola pagoda, loro credono che al suo interno sia racchiuso lo spirito del budda. Con l'arrivo del buio la pagoda si illuminava di un oro sempre piu acceso, di un colore naturale non frutto di lampade.
Eravamo le uniche turiste che si aggiravano nel tempio e abbiamo avuto la fortuna di assistere ad un particolare momento di meditazione dei monaci accompagnato da una cantilena, è stato bellissimo. C'erano anche alcuni occidentali in vesti bianche, accolti dai monaci per un periodo con l'intento di avvicinarsi alla religione. E' incredibile vedere come riescono ad isolarsi all interno della loro preghiera, ci sono solo loro e il loro budda.
Avrei voluto essere uno di loro, giuro.
Sono culture realmente diverse dalla nostra, nel contesto generale e anche nelle piccole cose. Differenze che si riescono a cogliere solo in questi posti, non di certo in mezzo al turismo di massa del sud.

Wat Phra That Doi Suthep. On a panoramic hilltop.