23 ottobre 2009

SUD EST ASIATICO



Un viaggio durato poco più di un mese dove ho attraversato cinque stati, alcuni visitati bene e altri meno. Un viaggio che ho cercato di fare soprattutto con mezzi pubblici, allungando di parecchio le distanze ma in modo da godermelo di più. La stanchezza degli spostamenti si faceva spesso sentire ma col senno di poi ho capito che non potevo fare meglio. Un conto è attraversare la Thailandia con l’aereo e dire di esserci stato un conto è attraversarla con treni, autobus, battelli e motorini e capire di averla vissuta. Con spesso la difficoltà di capirsi con la gente locale che non parla l’inglese, con a volte essere perfino fregati perché loro vedono in noi una fonte di soldi, con le sue complicazioni, i suoi mille pro e i suoi contro è stata un esperienza indimenticabile.
Un full immersion di cultura, di spiritualità. E ora rimane un bellissimo ricordo.

Nord Thailandia. Zone fantastiche. La vera Thailandia. Dove usi, costumi e religione sono ancora intatti. Il turismo c’è ma non rovina ancora. Dove vedere un monaco in meditazione è il quotidiano, non un evento eccezionale.

Birmania. Un permesso di appena sei ore in Birmania è stato sufficiente per accorgersi del subbuglio che c’è e della povertà. E questo appena sul confine con la Thailandia, non oso immaginare all’interno.

Laos. Un esperienza imperdibile. Il senso di isolamento del Laos e dei villaggi è forte. La povertà pure. Ma la bellezza di questo stato sta nella sua semplicità. Fantastico guardarla scendendo piano piano su un battello lungo il Mekong e fermandosi di tanto in tanto nei villaggi.

Sud Thailandia. La bellezza delle sue isole a contrasto con un turismo sempre più potente e con l’andare degli anni distruttivo. Un mix di orientale e occidentale. Il contrasto di chi vuole conoscere e di chi è alla ricerca di divertimento sfrenato e sesso facile.

Malesia. Progresso misto a storia. Da visitare assolutamente.

Indonesia. Bali. Bella, peccato per il sorriso falso del suo popolo e l’insistenza dei commercianti. Un punto a suo favore è sicuramente il cibo, i piatti locali sono buonissimi, una cucina molto differente dal resto dell’Asia.


The Golden Budda. North Thai.

6 ottobre 2009

Bali


Kuta beach

La chiamano terra del sorriso, ma di veri sorrisi in questa terra non so quanti ce ne siano.

Kuta, è il paradiso indiscusso di australiani e inglesi ubriaconi in cerca di serate movimentate e onde mediocri per surfare di giorno. La potrei nominare la Rimini dell’Indonesia. Luogo adatto dove fare shopping a poco prezzo, prendere il sole facendosi fare massaggiare dalle indonesiane, svanire in uno dei mille centri benessere ma soprattutto ubriacarsi in uno dei tanti numerosi locali alla moda. Le vie di Kuta sono piene di negozietti dove il richiamo dei commercianti si fa fastidioso ed insistente ad un tale livello da battere di gran lunga ogni altro posto asiatico che ho visitato.

Menomale che Bali non è solo questo. Ma molto altro, e molto meglio.


Kuta beach.


La nostra fortuna è stata incontrare Subur, indonesiano di Jacarta trapiantato a Bali da molti anni per lavoro. Sposato con una ragazza italiana di Merano. Subur lavora nel commercio di teli da mare handmade a costo quasi zero che poi vende in Italia ad un prezzo molto superiore, ma per noi italiani sempre bassissimo. Una mattina ci portò a vedere la sua azienda. Una piccola casetta dove ci lavorano una decina di persone, bambini compresi. I teli vengono disegnati e colorati a mano e poi lasciati asciugare al sole. Poi ci va la scritta tipo: Rimini, Isola d’Elba,San Benedetto del Tronto dipende dalla zona di destinazione.


Nusa Dua.



Jimbaran.

Subur era un uomo profondamente altruista e diplomatico, forse troppo. Sulle nostre curiosità e infinite domande sul suo popolo non si sbilanciava mai, non dava mai un giudizio e finiva sempre i suoi discorsi con un “Io non mi interesso degli altri, non giudico mai. Guardo solo di fare bene il mio lavoro e di vivere in pace con la gente”. Ci fece da Cicerone per tre giornate e non chiese mai nulla in cambio. Diceva che l’unica cosa importante è essere ospitali e al servizio per la gente e che passare il tempo con noi era solo un piacere, così poteva parlare anche un po di italiano. E per noi fu un doppio piacere, lui ci organizzava le giornate al dettaglio e rispondeva alle nostre mille domande.


Celebrazione religiosa Indù sul lago.


Nusa Dua.



E così abbiamo conosciuto la vera Bali. Abbiamo visto le più belle spiaggie, ovviamente quasi del tutto deserte perché i turisti di Bali cercano lo shopping e il divertimento quindi trovano tutto quello che vogliono a Kuta, perché spostarsi?




Ulu Watu.

Subur ci porto’ al nord facendoci visitare i mercati della gente locale e i loro villaggi sperduti tra le risaie. Andammo anche in diversi templi, induisti e musulmani. Spiaggie bellissime con sabbia bianca e una con la sabbia nera, che non avevo mai visto prima. E ci porto’ anche alle terme. Appena sentito la parola terme io e Viola pensavamo a chissa’ quale stupendo posto con acqua cristallina e magari ferruginosa… e invece… ahahaha che ridere. Lasciammo la macchina in un piccolo parcheggio e proseguimmo per cinque minuti a piedi tra un fitta e vedissima vegetazione tropicale. Ed eccoci arrivati alle terme! Due piscine stra piene di indonesiani che ci guardavano fisse fisse visto che eravamo le uniche turiste bianche… l’acqua era tra il verde e il marrone e l’odore era fortissimo! Ovviamente ci siamo buttate lo stesso e siamo state in ammollo per un paio di ore!



Black beach. North Bali.

Amazing sunset.

Bali ha molto di più da offrire che discoteche, negozi e massaggi. Rimane sull isola una parte che se ne lava le mani del turismo a stampo occidentale e cerca di restare la Bali di un tempo, solo natura incontaminata. E’ proprio vero che troppi soldi rovinano, non solo le persone ma anche i luoghi costretti a modernizzarsi per restare al passo. Hotel sempre più belli e sempre più nuovi, discoteche sempre più grandi. E i soldi corrompono pure, a Bali. Subur ci disse che la polizia di li è la più corrotta dell Asia. Una sera andavamo in giro con un amico, in tre sul motorino, ovviamente senza casco ma li la cosa è abbastanza normale. Ci fermò la polizia intenzionata a multarci, è bastata una banconota e via senza multa ancora in tre sul motorino per le strade di Kuta.

La danza delle scimmie al tramonto. Ulu Watu.


Non so perché poi viene chiamata terra del sorriso, forse perché lo era un tempo. I Balinesi di Kuta ti sorridono certo, ma solo perché ti vogliono vendere un qualcosa e se te non compri il sorriso svanisce in una smorfia, puo’ darsi pure che ti insultino… in più sono pure disonesti. Una sera io e Viola siamo andate nella parte di Legian a fare un giro per negozi. Li lo shopping è molto migliore che a Kuta infatti anche più costoso. Entro in un negozio, faccio un giro e decido di comprare una maglietta. Vado alla cassa e la signorina con un gesto goffo nasconde il cartellino e mi dice con estrema disinvoltura il prezzo, tre volte più alto! Gli chiedo di farmi vedere il cartellino che ha appena nascosto, lei mi insulta nella sua lingua prende i soldi e mi lancia la maglietta chiedendomi non proprio gentilmente di andarmene! Questo è solo un caso, ma non è l’unico!

Per fortuna che c era Subur che ci portava nei posti della vera Bali. Che ne coservano ancora gli usi e i costumi, e il sorriso, quello vero!